Siccità, crisi idriche e conflitti legati all’acqua mentre lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale ne consuma miliardi di metri cubi. Il reale è irrazionale, diceva Marcuse, ma il sistema capitalistico-tecnologico fa apparire razionale ciò che è irrazionale. Mentre nel conflitto israelo-palestinese i dati del Pacific Institute a partire dal 1948 e il Rapporto ONU 2021 mostrano che negli anni i coloni e l’esercito israeliani si sono appropriati di dozzine di sorgenti d’acqua palestinesi, hanno deviato risorse idriche e sequestrato pozzi, finendo per utilizzare l’87% della falda acquifera montana della Cisgiordania e il 75% della falda costiera di Gaza
Da gennaio 2023 a gennaio 2024, diciannove Paesi africani hanno segnalato focolai di colera: Etiopia, Mozambico, Tanzania, Zambia e Zimbabwe tra i più colpiti, con migliaia di morti. In Zambia, l’epidemia è concentrata soprattutto nelle aree urbane come Lusaka, la capitale, afferma Viviane Rutagwera Sakanga, direttrice di Amref Zambia, “dove la densità di popolazione e la mancanza di servizi igienici e accesso all’acqua pulita, soprattutto negli insediamenti informali, ha contribuito alla diffusione dell’infezione in maniera devastante”: da ottobre scorso a marzo, 20.000 casi (1). Oltre al colera, epatite A, tifo, poliomielite e diarrea acuta sono le principali malattie causate dall’uso di acqua contaminata e dalla mancanza di servizi igienici adeguati; gli ultimi dati Unicef riportano che la diarrea acuta, da sola, uccide ogni giorno 700 bambini sotto i 5 anni (2) ed è la causa dell’80% delle morti infantili nel continente africano, dove 779 milioni di persone sono prive di servizi igenici di base e 411 milioni non hanno accesso a un servizio di acqua potabile (3).
Secondo il report Unesco uscito a marzo (4), tra il 2002 e il 2021 la siccità ha colpito 1,4 miliardi di persone, ha provocato la morte di oltre 21.000, e oggi circa metà della popolazione mondiale vive in condizioni di grave scarsità idrica per almeno una parte dell’anno. Tre proiezioni contenute nel rapporto del 2021 (5) ipotizzano differenti scenari, nessuno ottimista: il primo stima che l’uso mondiale dell’acqua continuerà a crescere a un tasso annuale di circa l’1%, con un conseguente aumento del 20-30% entro il 2050; il secondo prevede che la domanda globale di acqua dolce crescerà del 55% tra il 2000 e il 2050; il terzo afferma che il mondo affronterà un deficit idrico globale del 40% entro il 2030: più domanda che offerta. Entrambi i report evidenziano inoltre che i cambiamenti climatici intensificheranno il ciclo globale dell’acqua, aumentando ulteriormente la frequenza e la gravità di siccità e inondazioni, e il documento del 2024 aggiunge: “Se l’umanità ha sete, le questioni fondamentali relative all’istruzione, alla salute e allo sviluppo passeranno in secondo piano, eclissate dalla quotidiana lotta per l’acqua”, con “un’alta probabilità che questa situazione possa generare conflitti”.
L’acqua è una risorsa vitale, e la sua scarsità – con tutte le conseguenze che comporta – è ormai un argomento ampiamente dibattuto. Meno noto è il numero di guerre che innesca, o all’interno delle quali diviene arma e, parallelamente, altrettanto poco conosciuti sono alcuni suoi impieghi. I due aspetti – o meglio tre: scarsità e conseguenti conflitti, da una parte, e utilizzo, dall’altra – sono tra loro collegati da un paradosso, che non è di esclusiva pertinenza dell’acqua: piuttosto è sistemico, ma l’acqua lo rende smaccato. Lo sentiamo ripetere continuamente: l’acqua non va sprecata, dobbiamo farne un uso oculato e razionale. Si tratta tuttavia di intendersi sui termini. Google, Microsoft e Meta – come vederemo – hanno utilizzato 2,2 miliardi di metri cubi d’acqua – equivalenti al doppio del prelievo idrico annuale della Danimarca – nel solo 2022, registrando aumenti significativi rispetto al 2021, collegati all’incremento di domanda di intelligenza artificiale. Che cosa dunque consideriamo ‘spreco’? Il capitalismo è un sistema che si autodefinisce razionale. Quale razionalità dunque pretende di incarnare?
L’acqua e la guerra
Fondato nel 1987, il Pacific Institute mette a disposizione quello che probabilmente è oggi il più circostanziato database su scala mondiale relativo ai conflitti per l’acqua (6). Dettagliatamente suddivisi per area geografica, Paese e per tipologia di crisi, è tuttavia l’analisi cronologica a offrire la più intelligibile fotografia della situazione attuale…
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