“Alba meccanica è la premonizione dello scenario distruttivo e autodistruttivo. È un cielo cupo, chiuso, senza un raggio di luce, quello di Bologna, un cielo che non si apre. Assomiglia al cielo di certe mattine invernali, coperte, buie al punto che quasi non te lo aspetti. Mattine in cui ti sorprendi a scoprire che il sole non verrà. Ma ‘alba meccanica’ è anche un concetto metaforico che non riguarda solo l’alba di Bologna. Riguarda l’alba di un intero periodo storico. Se ho portato sfiga mi dispiace, però un pochino mi sa che ci ho preso.” Claudio Lolli, intervista all’autore
L’anno televisivo del Settantasette si apre con la morte annunciata di Carosello. È un accadimento simbolico. Un presagio di fine innocenza. Fuori dal piccolo schermo dilaga la battaglia sui consumi. A cavalcare l’onda della lotta agli sprechi Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, il primo dei partiti all’opposizione. Provata dagli scandali che la squassano dall’interno, la Democrazia Cristiana – come dire? – tace e ringrazia. Il ‘compromesso storico’ sembra a un passo, al punto che dall’America ammoniscono: resistere alle tentazioni. Secondo i conservatori sarebbero in gioco non soltanto il futuro DC ma anche quello della Chiesa. “I fedeli che pensano di essere con lui (col PCI, n.d.r.) sulla rotta di Cristo, poi di fatto si trovano sulla rotta di Marx” tuona dal suo scranno il cardinale Siri.
Tra i cittadini comuni c’è chi spera e c’è chi spara. Il 1977 italiano è un’autentica sinfonia di piombo: il fuoco dell’eversione incendia il Paese: duemilacentoventotto attentati, trentadue persone gambizzate, undici assassinate.
Il 4 maggio a Torino dovrebbe aprirsi il processo ai brigatisti dietro le sbarre. Qualche giorno prima – il 28 aprile – Fulvio Croce, Presidente dell’ordine degli avvocati, viene ucciso in un agguato. Il gruppo di fuoco responsabile dell’omicidio è formato da due uomini e una donna. L’Italia trema, la carica di giudice popolare resta vacante: ci si defila ricorrendo a pretesti e certificati medici. Anche i giornalisti sono sotto tiro, i killer adesso mirano alla testa, come nel caso del vicedirettore della Stampa, Carlo Casalegno. Lo uccidono quattro Br della colonna torinese mentre rientra a casa per il pranzo. Qualche mese prima sono stati gambizzati Indro Montanelli e Vittorio Bruno, vicedirettore del Secolo XIX.
Il 17 febbraio 1977 un altro evento-simbolo racconta, stavolta l’escalation movimentista. Il segretario della Cgil Luciano Lama è contestato dagli studenti durante un comizio all’Università di Roma. È il debutto clamoroso degli Indiani metropolitani, l’ala creativa del Movimento (“scemooo-scemooo” diventa presto un must assembleare), ma allo strappo a sinistra concorrono anche i duri e puri di Autonomia Operaia. Si tratta di un anticipo dei fatti di marzo: a seguito dei tafferugli scoppiati alla Facoltà di Anatomia tra attivisti del Movimento Studentesco e di Comunione e Liberazione, l’11 a Bologna, muore ammazzato lo studente di medicina Francesco Lorusso. L’arrivo delle forze dell’ordine provoca il degenerare degli scontri: un carabiniere replica al lancio di una molotov facendo fuoco ad altezza d’uomo. Lorusso, militante di LC, è raggiunto da un proiettile al torace. La base movimentista non ci sta e si organizza reagendo a sua volta con violenza.
Roma, Piazza della Repubblica, il giorno dopo. Una manifestazione indetta dagli studenti medi è affollata da oltre cinquantamila persone: la mobilitazione di massa è il prologo di un altro pomeriggio di guerriglia urbana. Gli scontri tra forze dell’ordine e giovani del Movimento iniziano a Piazza Venezia e proseguono in Piazza Argentina. Gli attacchi ripetuti frantumano il corteo in diversi tronconi. Si attaccano sedi politiche, commissariati, negozi di armi. Vengono colpiti anche il Tribunale militare, l’ambasciata diplomatica del Cile fresco golpista. Danneggiate alcune macchine della televisione e la sede de Il Popolo, giornale della DC. La Capitale trattiene il fiato, si va avanti in questo modo in diverse zone della città, fino a sera tardi….
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