• chi siamo
  • contatti
No Result
View All Result
lunedì, Marzo 27, 2023
  • Login
Newsletter
Rivista Paginauno
Abbonamenti
  • Ultimo Numero
  • Politica
    • Politica
    • Guerra Ucraina
    • Internazionale
  • Economia
    • Economia
    • Lavoro
  • Inchieste
    • Dura Lex
    • Politica / Economia
  • Unione Europea
  • Società
    • Società
    • Nuove Tecnologie
    • Ambiente
    • Covid-19
  • Cultura
    • Letteratura
    • Cinema
    • Musica
    • Filo-logico
    • Suggerimenti di lettura
  • CORSI & WORKSHOP
  • Ultimo Numero
  • Politica
    • Politica
    • Guerra Ucraina
    • Internazionale
  • Economia
    • Economia
    • Lavoro
  • Inchieste
    • Dura Lex
    • Politica / Economia
  • Unione Europea
  • Società
    • Società
    • Nuove Tecnologie
    • Ambiente
    • Covid-19
  • Cultura
    • Letteratura
    • Cinema
    • Musica
    • Filo-logico
    • Suggerimenti di lettura
  • CORSI & WORKSHOP
No Result
View All Result
Rivista Paginauno
No Result
View All Result
Home Società Nuove Tecnologie

Il capitalismo cibernetico. (E andare oltre)

Renato Curcio by Renato Curcio
30 Giugno 2022
in Nuove Tecnologie
0
Il capitalismo cibernetico. (E andare oltre)
  • (Paginauno n. 78, luglio – settembre 2022)

Un nuovo modo di produzione, una nuova formazione sociale e una nuova forma di potere

Incontro-dibattito sul libro Il capitalismo cibernetico. Dopo il panottico, oltre la sorveglianza, di Renato Curcio (Sensibili alle foglie, 2022), presso il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, Milano, 10 aprile 2022

Come prima cosa, vi devo annoiare con alcune premesse, altrimenti rischiamo di parlare sopra il mondo, sopra le cose che viviamo e che accadono. Due o tre premesse relative al contesto dentro il quale siamo calati da così tanti anni – fin dall’Ottocento – da non riuscire più a vederlo; è quasi diventato un termine privo di significato, una parola che non ha più emozione e che non sappiamo nemmeno più esattamente cosa sia: parlo del capitalismo. Per la nostra vita quotidiana, negli ultimi venti o trent’anni il capitalismo ha acquisito più significati tra loro intrecciati e che, allo stesso tempo, segnano grandi mutamenti per quel che riguarda le forme del potere che vi corrispondono.

‘Capitalismo’, alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento, è la macchina a vapore e i telai. Quindi è Marx con tutte le sue riflessioni sul capitale, e oggi possiamo anche studiarlo nell’accademia però non ci dà molta emozione, perché i telai non ci sono più, quelle fabbriche neppure e i luddisti neanche. Siamo in un altro capitalismo.

Poi c’è stato il capitalismo industriale e qui, almeno i più vecchi di noi, qualcosa ancora ricordano: le fabbriche, le manifestazioni, i tanti operai. Ma oggi quel capitalismo non c’è più, proprio nelle cose: in un edificio c’è una università, un altro ospita eventi… E non ci sono più nemmeno i cortei di lavoratori che attraversavano questo viale, migliaia e migliaia di operai. Anche se siamo più vicini all’emozione, al ricordo, eravamo giovani e sono cose che rammentiamo e che per noi hanno significato, quel capitalismo non c’è più.

Negli ultimi vent’anni ci siamo poi avvicinati a un’idea di capitalismo digitale che ha introdotto un tipo di strumenti prima inesistenti, che non sono stati percepiti nella loro particolarità perché avevano un carattere assolutamente diverso rispetto a tutti quelli conosciuti nella storia della nostra specie. Fino al capitalismo industriale, gli strumenti mediavano l’attività delle donne e degli uomini rispetto a un territorio e a un ambiente. Servivano a fare qualcosa. Una pialla, un tornio, una penna erano strumenti che mediavano un’attività: c’eri tu e c’era lo strumento. Con il capitalismo digitale sono entrati in scena gli strumenti digitali, che hanno una natura totalmente diversa: comunicano tra di loro. Le zappe non comunicavano con i rastrelli, le penne biro non comunicavano con le stilografiche. Gli strumenti hanno quindi iniziato a fare un’altra operazione: mentre mediavano la tua attività con il mondo, comunicavano fra di loro. Pensate a uno smartphone: funziona perché è in relazione a dei server, a banche dati, a reti, è dentro una rete, è il nodo di una rete, è il momento di una rete, e quindi fa cose per consentire a te di fare cose.

Questo cambiamento è avvenuto pian piano, senza che si discutesse veramente, tant’è che anche le persone più sensibili a questi temi non hanno lì per lì percepito l’implicazione ultima di questa capacità degli strumenti di comunicare fra loro. Così non si sono accumulate conoscenze, riflessioni e anche attenzioni ai rischi e ai pericoli che si andavano accumulando nell’arco di pochissimi anni. E siamo arrivati al momento in cui il capitalismo digitale si è fatto più maturo, e alle soglie del capitalismo cibernetico, rendendoci conto che aziende che vent’anni fa non esistevano neppure erano diventate le prime imprese al mondo per fatturato, per profitti e per numero di utenze.

Nel capitalismo industriale, quando pensavamo a una grande fabbrica, il riferimento era la General Motor o, qui in Italia, la Fiat, che contava 110 mila lavoratori. Oggi parliamo di aziende che sono infinitamente e immensamente più ampie e che hanno, sì e no, 20-25 mila lavoratori, come Facebook, ma 4 miliardi di utenti, e in vent’anni si sono costruite un capitale gigantesco fornendo un servizio gratuito. Questa sorta di bacchetta di re Mida, di valore sorto dal nulla, è stata vissuta da tutti in modo passivo e parassitario: visto che dà un servizio, che c’è di male, prendiamo e vediamo a cosa può servire. Quindi l’analisi degli strumenti non è andata avanti. Siamo arrivati però a oggi, al punto in cui – prendo un fatto accaduto in questi giorni e solo a titolo di esempio – questo strumento che utilizziamo per un’infinità di cose ha cominciato a dire che i messaggi di odio contro un certo leader politico, un certo esercito, una certa etnia, una certa popolazione, sono ammessi, mentre per un altro leader politico non sono ammessi. Ossia ha iniziato a dire: usate pure il mio strumento, però io stabilisco e decido cosa questo strumento consente. Era una consapevolezza che chiunque avrebbe dovuto avere senza dover arrivare fin qui, perché è già accaduto negli anni passati che Facebook facesse da filtro alle informazioni per i palestinesi e a popoli di tutto il mondo; tuttavia non ha prodotto un grande dibattito.

E questa è in effetti una pre-premessa.

Stabilito ciò, personalmente da anni mi occupo dell’impatto delle tecnologie digitali, e ho seguito un percorso che partiva dagli strumenti per cercare di vedere quali e come si implicavano con la nostra vita. Sono arrivato fin qui, fino al punto in cui ho dovuto rivedere il paradigma, e quindi questa sera vi parlo dell’ultimo mio lavoro che rovescia lo sguardo. Non cambia strada, ma rovescia lo sguardo.

Visto che ci siamo dimenticati del contesto in cui questi strumenti lavorano, ripartiamo da lì, dalla parola ‘capitalismo’, ossia da cosa è questo capitalismo: non cosa era, non cosa è stato, cos’è oggi, cos’è in questo preciso momento questo tipo di formazione sociale e questo tipo di modo di produzione. Aziende come Facebook, ma anche Google, sono imprese che in pochi anni hanno rastrellato valore per miliardi e miliardi di dollari. Siamo cioè di fronte a società che sono le più quotate in borsa, quindi le maggiori per capitalizzazione, e nello stesso tempo quelle che fanno più profitti. Siamo quindi di fronte a imprese, prima che tecnologiche, capitalistiche.

La produzione di valore, l’accumulazione, il rastrellamento di questo valore, devono allora essere guardati con estrema attenzione, perché la vera novità storica è che i produttori di questo valore siamo diventati tutti noi. Improvvisamente abbiamo scoperto che qualunque sia il nostro orientamento politico, la nostra sensibilità rispetto ai generi culturali o alla sessualità o ai tipi di amicizie, qualunque sia l’ambito della nostra vita, è ormai messo a valore dal contesto digitale. In qualche misura, in qualche modo, produce valore. Ma magari producesse solo valore. Produce anche potere. Perché questo valore si definisce in termini di forme particolari e uniche di potere che non conoscevamo fino a oggi, e che dobbiamo cercare di conoscere velocemente, perché leggiamo ancora quel che accade con paradigmi che analizzano in una chiave non più attuale.

Ci sono oggi tre scuole di pensiero che ci raccontano le forme del potere…

Continua a leggere acquistando il numero 78

copia digitale PDF: 3,00 euro
copia cartacea: 12,00 euro

Acquista copia (arretrati) o abbonati qui
Tags: capitalismo digitaleintelligenza artificiale
Previous Post

I buoni e i cattivi. Le canzoni anti-sistema del primo Bennato

Next Post

You and I are gonna live forever

Next Post
You and I are gonna live forever

You and I are gonna live forever

No Result
View All Result

Articoli recenti

  • Numero 81 | Febbraio-Marzo 2023
  • Dai mercenari ai contractor. Il diritto internazionale e l’ipocrisia dell’ONU
  • ChatGPT. Sui pericoli dei pappagalli stocastici: i modelli linguistici possono essere troppo grandi?
  • Semiconduttori sotto protezione
  • Rapporto mondiale sui salari 2022/23 – Italia

Commenti recenti

    Categorie

    • POLITICA
      • Politica
      • Guerra Ucraina
      • Internazionale
    • ECONOMIA
      • Economia
      • Lavoro
    • INCHIESTE
      • Dura Lex
      • Politica/Economia
    • UNIONE EUROPEA
    •  
    • ARCHIVIO
      • No Expo 2015
      • Processo Brega Massone
    •  
    •  
    • SOCIETÀ
      • Società
      • Nuove Tecnologie
      • Ambiente
      • Covid-19
    • CULTURA
      • Letteratura
      • Cinema
      • Musica
      • Filo-logico
      • Suggerimenti di Lettura
      •  
    • CORSI & WORKSHOP
     
    • PERCORSI STORICI
    • TUTTI I NUMERI

    Paginauno

    Testata registrata presso il Tribunale di Monza, Registro periodici n° 1429 del 13/12/1999

    Associazione Edizioni Paginauno
    Viale Monza 83
    20125 Milano
    P.I. 12182520960

    LA CASA EDITRICE
    Edizioni Paginauno 

    CHI SIAMO
    CONTATTI

    Supporta il giornalismo indipendente di Paginauno

    2020 © RIVISTA PAGINAUNO 

    PRIVACY | COOKIE | TERMINI

    No Result
    View All Result
    • Ultimo Numero
    • Politica
      • Politica
      • Guerra Ucraina
      • Internazionale
    • Economia
      • Economia
      • Lavoro
    • Inchieste
      • Dura Lex
      • Politica / Economia
    • Unione Europea
    • Società
      • Società
      • Nuove Tecnologie
      • Ambiente
      • Covid-19
    • Cultura
      • Letteratura
      • Cinema
      • Musica
      • Filo-logico
      • Suggerimenti di lettura
    • Corsi & Workshop
    • Newsletter
    • Abbonamenti
    • Tutti i numeri
    • Archivio
      • No Expo 2015
      • Processo Brega Massone
    • Percorsi storici
    • La casa editrice

    © 2023 JNews - Premium WordPress news & magazine theme by Jegtheme.

    Welcome Back!

    Login to your account below

    Forgotten Password?

    Retrieve your password

    Please enter your username or email address to reset your password.

    Log In
    Questo sito utilizza cookie di profilazione propri e di altri siti per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Se vuoi saperne di più clicca qui.Se accedi a un qualunque elemento sottostante questo banner acconsenti all’uso dei cookie.