Non si può comprendere quel che sta accadendo se non si contestualizza storicamente: è ciò che il libro di Ilan Pappe consente di fare.
LA PULIZIA ETNICA DELLA PALESTINA, Ilan Pappe, Fazi editore, 364 pagg., 19,00 euro
Lo Stato d’Israele nasce nel 1948, ma il progetto sionista data 1896. L’organizzazione militare clandestina incaricata di attuarlo, l’Haganà di Ben Gurion, nasce nel 1920. Inizia con una schedatura dei villaggi palestinesi e conclude con l’attuazione del Piano Dalet: la dearabizzazione del futuro Stato ebraico, iniziata nel dicembre ’47. In meno di sei mesi 800 mila palestinesi vengono cacciati, 531 villaggi rasi al suolo, 11 quartieri urbani svuotati. Contro la potenza militare israeliana e un Occidente silenziato dalla ‘colpa’ dell’Olocausto, a nulla possono i civili palestinesi e i rattoppati eserciti arabi, stremati dalle lotte per l’indipendenza. Disarma la lucidità della realizzazione del progetto, il numero delle violenze, degli eccidi, delle distruzioni, scritti nero su bianco negli archivi di Stato israeliani e portati alla luce da Pappe; disarma accanto alla propaganda politica che ancora oggi parla di “trasferimento volontario”, di un popolo ebreo che si “difendeva”; disarma la determinazione nel voler cancellare il “carattere arabo”, una Storia e una cultura millenarie, per poter negare che lì, in Palestina, sia mai esistito; disarma la violenza predatoria – nel ’47 solo il 5,8% della terra era di proprietà ebraica, dopo la “confisca” del ’48, il 70%. Eretz Israel “aveva bisogno di terra, non di schiavi”.