Bruno Ferroglio*
Chip e lotta per l’egemonia. Stati Uniti, Europa, Giappone, India, Cina… l’industria dei semiconduttori diviene affare di Stato
L’innalzamento delle tensioni interimperialistiche spinge le singole potenze ad aumentare il controllo sulle forniture e sulla produzione di materiali ritenuti indispensabili. Di più: produzione e controllo dell’export sono trasformati in armi della contesa. I semiconduttori sono largamente utilizzati nei più svariati prodotti e sono il frutto di una divisione del lavoro fortemente internazionalizzata, ma vista la loro importanza strategica ora ricadono nella categoria di ciò che è da proteggere. Nelle principali capitali mondiali le idee del liberismo vengono corrette dal pragmatismo per la resilienza e riemergono i programmi di politica industriale.
Una responsabile di L3 Harris Technologies (sesto fornitore del Pentagono) ha confessato a un convegno che il suo gruppo, a corto di forniture, ha cannibalizzato vecchie radio militari per recuperare componenti elettronici da inserire in apparecchi di nuova generazione. Commenta un analista dell’Hudson Institute: sul mercato le quantità ordinate determinano le gerarchie, per questo i produttori bellici “possono finire in fondo alla coda, in attesa che vengano soddisfatte prima le esigenze di altre aziende”.
Nuovo acciaio
“Se i dati sono il nuovo petrolio, possiamo dire che i chip sono il nuovo acciaio”, scrive James A. Lewis del CSIS (Center for Strategic and International Studies). “Gli obiettivi specifici della politica americana sui semiconduttori debbono alzare l’affidabilità dei fornitori; alzare la capacità di produrli e ridurre il ruolo della Cina”, nei confronti della quale “va ridotto il transfert tecnologico avanzato”.
“La politica industriale – conclude Lewis – era considerata un tabù, ma la geopolitica la rende ora necessaria. […] La politica industriale richiede che il governo investa nell’industria e nella ricerca, costruisca istanze di cooperazione con il settore privato e gli altri governi e nutra la volontà di costruire campioni nazionali”…
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*Articolo pubblicato su Lotta comunista, n. 626, ottobre 2022