Sovraimplicazioni: processi che attraverso i dispositivi digitali si configurano come meta-contesti obbliganti agendo sulla nostra vita. L’ultima riflessione di Renato Curcio sul capitalismo cibernetico
Nel suo ultimo libro, Sovraimplicazioni. Le interferenze del capitalismo cibernetico nelle pratiche di vita quotidiana (Sensibili alle foglie, 2024), Renato Curcio affronta il concetto di ‘sovraimplicazione’ e lo analizza nei diversi territori toccati dal capitalismo digitale. “I processi di sovraimplicazione,” scrive Curcio, “si configurano come meta-contesti obbliganti dai quali […] non possiamo prescindere anche se quasi mai vengono evocati o, quando accennati, restano poco approfonditi per ciò che attiene il versante ideologico della loro funzione”; versante importantissimo per quanto riguarda “la sovranità tecno-digitale, anche egemonica, esercitata da un pugno di aziende – Google, Facebook, Amazon, Microsoft, OpenAI, Apple – che, pur non formalmente dichiarata, grava di fatto sia sul sistema di alleanze euro-statunitense, sia su Internet, come sua infrastruttura, sia infine su ciascuno di noi”. Sovraimplicazioni che dunque agiscono nel sistema geopolitico e in quello economico capitalistico, nell’ambito delle comunicazioni e all’interno dei social network, nell’intelligenza artificiale e nelle nostre “solitudini connesse”, con lo spettro di un nuovo paradigma disciplinare che va già concretizzandosi. Il testo che segue è tratto dall’incontro-dibattito sul libro avvenuto il 12 maggio 2024 presso il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa, Milano.
Partiamo dalle macchine e da un domanda che è forse tra le più inquietanti: le macchine esistono fuori dalla storia o dentro la storia? Le macchine di oggi sono diverse da quelle presenti nella società industriale dei decenni passati: all’epoca non comunicavano fra loro, erano strumenti come potevano esserlo una zappa o un rastrello o una falce: c’eri tu e la macchina, che era in qualche modo una protesi che utilizzavi per svolgere un tipo di attività. C’era un rapporto tra la specie – in questo caso l’umano –, c’era un’epoca – gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta –, c’era un sistema di macchine che usavi che era di proprietà di qualcuno, per esempio la Fiat, che era un capitalista, il quale faceva utilizzare delle macchine per costruire altre macchine, per realizzare un profitto. Quindi, la prima riflessione che dobbiamo fare sulla nozione di ‘macchina’ è questa: le macchine non esistono fuori dalla storia. E se esistono nella storia, esistono in un’epoca, e in quell’epoca si decide la relazione tra te e la macchina.
Nella società industriale la relazione era quella accennata prima, era una società capitalistica che funzionava in quel modo. Anche oggi siamo in una società capitalistica, anzi ipercapitalistica, ma le macchine non sono più nella stessa relazione con noi, perché mentre le utilizziamo esse fanno delle operazioni per conto loro, comunicando con un’infinità di soggetti. Mi riferisco a macchine ordinarie come lo smartphone, uno strumento diventato indispensabile per sopravvivere in quest’epoca. Le macchine dunque, a questo punto, non svolgono più la funzione di prima ma un’altra, cioè sovraimplicano l’uso che noi ne facciamo e ci pongono di fronte a problemi molto seri. Ho messo al centro di una riflessione la nozione di ‘sovraimplicazione’ perché troppo spesso viene tralasciata, non vista, sparisce dallo sguardo, eppure è quella che decide cosa sta succedendo e a cosa stiamo assistendo quando guardiamo quella macchina fare qualcosa.
Dicevamo che siamo in una società capitalistica ma il capitalismo non è più quello di un tempo…
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