Giovanna Cracco e Alessandro Rettori
- (Paginauno n. 71, febbraio – marzo 2021)
- (pubblicato online il 28 gennaio 2021)
Prendi i soldi e scappa: il mondo dell’appalto di manodopera e delle false cooperative. Continua l’inchiesta su HPoint/X*/ Venus, le società, i contratti, i prestanome, i lavoratori non pagati. L’anomalia che non è un’anomalia
Conosco Attardo, Borriello e Monteleone ma X* è una nuova impresa, ricapitalizzata e non ha legami con la loro galassia di società: così ci detto Y* a novembre. Legalmente è vero, ma abbiamo scoperto che Borriello e Attardo sono rispettivamente Direttore commerciale e Direttore operativo di X* e si occupano in prima persona della gestione degli appalti. Quindi Y* non ci ha detto tutta la verità. Ma facciamo un passo indietro.
Ci eravamo lasciati con l’intricata vicenda delle cameriere ai piani del lussuoso hotel Gallia di Milano: appalto di manodopera, lavoro a cottimo, stipendi non pagati, società vendute a (presunti) prestanome, titolari di aziende spariti. Riannodiamo rapidamente il filo prima di proseguire.
A marzo 2020 il Gallia chiude per Covid; a luglio Ho Group, la società esterna che fornisce manodopera all’albergo, comunica ai dipendenti di aver perso l’appalto, propone una conciliazione tombale promettendo di pagare TFR e quanto dovuto in un ipotetico futuro (!), e afferma che, probabilmente, una nuova società, tale “X*”, sarebbe subentrata nell’appalto, riassumendoli. Quasi tutti i lavoratori rifiutano l’accordo (ricordiamo che, causa Covid, vige il blocco dei licenziamenti). È il 17 luglio. A quel punto Attardo, Borriello e Monteleone (A, B e M per comodità), i tre soci di Ho Group, spariscono, non prima di aver venduto la società (il 24 luglio) ad Anceschi&Co, ossia a presunti prestanome, vista la tenera età: 86 anni Anceschi e 77 e 74 le due socie. Per i dipendenti – ignari di essere finiti sotto over 70 e 80 – A, B e M diventano irreperibili, alla pari di maternità, malattia e rimborsi 730 che Ho Group inizia a non pagare.
Passa il tempo e a ottobre X* compare, nei panni di Y*: la società ha effettivamente ottenuto l’appalto del Gallia. Sono mesi che Si Cobas e CUB fanno presidi sotto l’hotel, e ora che la struttura ha riaperto Y* si propone per negoziare l’assunzione del personale di Ho Group. L’offerta messa sul tavolo è la medesima fatta a luglio da Borriello e Attardo: i lavoratori devono licenziarsi da Ho Group e poi, forse, in base alle esigenze, una parte di loro sarà assunta da X*. La trattativa con i sindacati CUB e Si Cobas stava arrivando alla firma quando il 30 dicembre il Gallia toglie l’appalto a X* e i lavoratori si ritrovano al punto di partenza (vedi intervista a Simonetta Sizzi del Si Cobas sulla trattativa sindacale).
Nell’inchiesta di novembre abbiamo indagato i collegamenti delle numerose società che facevano capo ad A, B e M e la loro vendita a (presunti) prestanome, e mostrato quanto anche X* avesse dei legami. Ci eravamo anche domandati se A, B e M, apparentemente spariti, non fossero in realtà più vicini di quanto potesse sembrare. Ebbene, avevamo appena grattato la superficie.
Oggi possiamo affermare che Attardo, Borriello e Monteleone sono sempre lì, al loro posto; hanno solo cambiato il nome della poltrona su cui siedono. Anzi: delle due poltrone su cui siedono. Una si chiama X*, l’altra Venus. E stanno trafficando parecchio con le loro (ex) società. Ma andiamo con ordine.
La galassia A, B, M
A partire dal 2011 Attardo, Borriello e Monteleone mettono in piedi e gestiscono in prima persona diverse imprese che operano nel business dell’outsourcing alberghiero, e le organizzano in un consorzio con al vertice HPoint scarl. Quelle che qui ci interessano sono sei: HPoint scarl, HPoint srl (stesso nome della consortile ma differente società), Ho Group srl, AMB Group srl, BMA Team srl e MBA Jobs srl.
Tramite fonti (1), abbiamo ricostruito i rapporti tra le società e gli hotel (vedi Tabella 1). Nella maggior parte dei casi, a sottoscrivere l’appalto con la struttura alberghiera è la consortile del gruppo, HPoint scarl, che poi subappalta, tramite lettera di conferimento, a una delle società satelliti. Solo in alcuni casi l’appalto è firmato direttamente dalle aziende del consorzio – è la fattispecie del Gallia, che aveva sottoscritto l’appalto direttamente con Ho Group. Ad HPoint scarl fanno dunque capo pochi lavoratori – una quindicina in tutto – di natura amministrativa e manageriale, mentre le società del consorzio hanno a libro paga decine di dipendenti ciascuna, occupandosi di fatto del servizio di pulizia, facchinaggio ecc. presso gli hotel.
A luglio 2020, dopo aver proposto conciliazioni tombali ai dipendenti di diverse aziende – alcune andate a buon fine, molte rifiutati dai lavoratori – A, B e M decidono di passare la mano e lasciare andare la galassia che hanno impiegato nove anni a costruire, vendendo cinque società (Ho Group, AMB, BMA e MBA e la consortile HPoint) ai (presunti) prestanome Anceschi&Co. Perché? E che fine fanno gli appalti in essere? È qui che si aprono le due strade: X* e Venus.
Prima di prenderle anche noi, occorre aggiungere un dettaglio: alcune fonti ci hanno segnalato che, nella divisione dei ruoli manageriali, Monteleone si occupa di Accademy Class srl, che controlla dal 26 luglio 2020, quando ha acquistato da Attardo e Borriello le rispettive quote del 33,33%. La società è sempre stata adibita ai corsi di formazione – obbligatori per legge – da tenere al personale dipendente prima di inviarlo a lavorare presso gli hotel. Per questa ragione Monteleone appare più defilato rispetto ad Attardo e Borriello, in ciò che andremo a mostrare.
Strada n. 1: X*, l’ABG dei servizi alberghieri
X* nasce il 1° luglio 2020. Proviene da HPoint srl, l’unica società tra quelle che ci interessano che non va in mano a (presunti) prestanome: A, B e M ne vendono infatti il 70% a K* srl – socio unico Y* – e il 30% a Z*, già socia di A, B e M in Semplice Service srl (con il 7%) e precedentemente Responsabile amministrativa della consortile HPoint scarl. Contemporaneamente la società cambia ragione sociale, divenendo una spa, e nome, divenendo X*.
HPoint srl era già attiva nel settore alberghiero con appalti e dipendenti e X* li ‘eredita’, insieme ad altri firmati dalla consortile e a quello di Ho Group con il Gallia (vedi Tabella 2). Una parte degli hotel che prima lavorava con la galassia HPoint, quindi, da luglio 2020 inizia a interfacciarsi con X*, mentre A, B e M spariscono iniziando a non pagare quanto dovuto ai dipendenti di Ho Group. Da qui le nostre domande a X* a novembre scorso: ci sono legami tra X* e la galassia di A, B e M? Ha legami di qualche tipo con Giovanni Boriello, visto che ci siede accanto nel CdA di Iron srl, altra società del gruppo? Y* ha dato due risposte negative: ha affermato di conoscere A, B e M ma rivendicato l’estraneità di X* dal consorzio di società da loro creato. Una dichiarazione che non corrisponde al vero, come abbiamo sopra anticipato.
Più fonti ci hanno infatti riferito che Borriello e Attardo sono rispettivamente Direttore commerciale e Direttore operativo di X*, e si occupano in prima persona della gestione degli appalti; in merito a Borriello, abbiamo anche personalmente verificato l’informazione, a dicembre 2020. Due fonti hanno aggiunto che Z*, con il suo 30% in X*, sarebbe una sorta di ‘copertura’ dietro cui operano sempre A, B e M. Attardo, come nulla fosse, ha seguito i lavori di riapertura del Gallia a ottobre 2020.
Ciò significa che tutti – i diretti interessati A, B e M, gli hotel, Y*, Z* – erano e sono al corrente del fatto che i cambi appalto da HPoint/Ho Group a X* sono stati un trucco, l’illusione ottica del gioco delle tre carte. Questo spiega perché X* avesse inserito una clausola, nella bozza di accordo con Si Cobas per l’assunzione dei lavoratori, che sollevava la stessa X* da qualsiasi rapporto in solido con Ho Group nei confronti dei debiti che tale società potesse avere verso i suoi dipendenti. Legalmente non fa una piega: non c’è stata cessione d’azienda e X* è una società a sé, nella cui proprietà A, B e M nemmeno compaiono; dunque X* non è tenuta a farsi carico dei debiti di Ho Group. Ma è proprio qui il punto. Trasformare HPoint srl in una spa, cambiarle nome e venderla a Y* e Z* e poi riprendere in mano l’appalto del Gallia, consente ad A, B e M di sganciare la società dal gruppo consortile e ripartire ‘puliti’. A quel punto diventa un problema dei dipendenti di Ho Group cercare di farsi dare i soldi non ricevuti – maternità, malattia, rimborsi 730, ferie, permessi, TFR… – bussando alla porta dei (presunti) prestanome Anceschi&Co, mentre devono anche battagliare con X* – prima che il Gallia togliesse l’appalto – per cercare di farsi assumere senza perdere anzianità né vedersi ridotto lo stipendio. Nel frattempo Borriello, Attardo e Monteleone portano avanti il loro business esattamente come prima, ma con carta intestata X*.
Non finisce qui. Vediamo anche la seconda strada intrapresa, per poi cominciare a tirare le fila.
Strada n. 2: Venus, dalla logistica all’hotel outsourcing
Venus scarl è una società consortile costituita nel 2012: specializzata nei servizi di outsourcing della logistica industriale, opera nel territorio dell’Emilia Romagna, ha sede legale a Modena e due unità locali in provincia di Bologna. Amministratore unico è Domenico Ruotolo che, insieme al direttore commerciale Massimiliano Bonistalli, è il volto pubblico dell’azienda: sono loro che promuovono l’attività, presenziano agli eventi e concedono interviste. Eppure non possiedono, a quanto pare, la società. Rimandiamo alla Mappa 1 per gli intrecci proprietari e le cariche legali, tra cooperative varie e soggetti nati in Sri Lanka.
Nel corso del 2020 Venus allarga i propri orizzonti e fa il suo ingresso nel campo dell’outsourcing dei servizi alberghieri, cominciando a operare principalmente su Milano. La nuova attività nasce in seguito a un accordo con un’impresa che da anni opera nel settore: la nostra HPoint scarl. Le due società sottoscrivono infatti un contratto di affitto di ramo d’azienda, prassi tramite la quale un’impresa – in questo caso HPoint – in cambio di un canone d’affitto cede a un’altra impresa – Venus – la gestione dei propri beni e attività, mantenendone la proprietà. Con l’affitto di ramo d’azienda, va sottolineato, deve essere mantenuta la continuità occupazionale dei dipendenti, che nel passaggio da una società all’altra preservano anzianità di servizio, TFR, ferie e permessi maturati e non fruiti; a meno di “giusta causa” o di un “giustificato motivo” che legittimi il licenziamento del lavoratore, stabilisce la legge.
È il 30 luglio 2020 quando Borriello firma una lettera, destinata a fornitori e clienti di HPoint scarl, nella quale comunica il passaggio di ramo d’azienda a Venus, operativo dal 1° agosto.
In prima battuta, occorre sottolineare come il 30 luglio Borriello ancora operi a nome di HPoint scarl, nonostante abbia già venduto la società, il 24 dello stesso mese, ad Anceschi&Co: a conferma che si tratta di una vendita a (continuiamo a chiamarli presunti…) prestanome.
Seconda questione: Borriello e Attardo escono quindi di scena? Neanche per sogno. Diverse fonti ci hanno riferito, e abbiamo personalmente verificato, che ricompaiono subito dopo come Direttore commerciale e Direttore operativo di Venus, occupandosi in prima persona degli appalti trasferiti con l’affitto di ramo d’azienda (vedi Tabella 3): quello all’Hyatt Centric Hotel, per esempio, che vedremo. Lo fanno attraverso una nuova società, la R&M Log Società Cooperativa, proprietaria di Venus al 5% (vedi Mappa 1).
Quindi A, B e M escono dal portone dei (presunti) prestanome ed entrano dalle finestre X* e Venus.
Il caso Hyatt Centric
A pochi passi dal Gallia di Milano si trova Hyatt Centric, hotel – tra i tanti – che negli anni ha ceduto al fascino dell’outsourcing e nel 2017 ha deciso di affidarsi ai servizi di HPoint scarl. Ci raccontano i lavoratori che anche qui, come al Gallia, vige il lavoro a cottimo, con tempistiche a minuti per la pulizia delle camere e l’organizzazione del servizio gestita dall’albergo e non dalla società appaltante; anche qui, quindi, l’appalto è di fatto fittizio e i lavoratori dovrebbero essere assunti direttamente dall’hotel. Comunque…
A fine 2019, ai circa 30 lavoratori Hyatt assunti da HPoint viene imposto il passaggio ad AMB: a sottoporre il cambiamento di società sono Borriello e Attardo, che non coinvolgono il sindacato (dovrebbero farlo, per legge) e, passando i dipendenti da un’impresa all’altra del gruppo consortile, applicano il CCNL Multiservizi a lavoratori che prima avevano il CCNL Turismo. Tradotto nella realtà: una paga oraria inferiore. Cominciamo bene…
A marzo 2020, con l’arrivo del Covid-19, l’hotel chiude i battenti e riapre – a ranghi ridotti – solo a fine giugno.
Il 16 luglio avviene qualcosa di molto simile a ciò che accade il giorno successivo, 17 luglio, ai dipendenti di Ho Group al Gallia, per come ce lo hanno descritto: A e B convocano i lavoratori Hyatt e propongono di firmare una conciliazione tombale; sul piatto anche un impegno di assunzione, in questo caso con Venus/R&M. A differenza del Gallia, quasi tutti firmano.
“Non ho mai visto un simile verbale” ci dice Monica Santagata, sindacalista UILTuCS Lombardia, successivamente contattata dai lavoratori: “Non era prevista alcuna corresponsione economica in cambio di tutto ciò a cui il lavoratore rinunciava, mentre è obbligatoria per legge; addirittura il TFR veniva contrattato, con un inizio di pagamento a gennaio 2021 fino a soluzione del credito, senza che fosse indicata alcuna data di chiusura. Ovviamente abbiamo impugnato i verbali e ora siamo in causa con HPoint/AMB. E non solo per la conciliazione”.
Il 28 agosto tutti i lavoratori – sia che abbiano firmato il tombale, sia che non l’abbiano fatto – ricevono una lettera di licenziamento da AMB per “giustificato motivo oggettivo per perdita del contratto di appalto”: ed ecco qui il “giustificato motivo” previsto dalla legge per poter licenziare anche in caso di affitto di ramo d’azienda. Peccato sia in vigore il blocco dei licenziamenti, causa Covid. E non solo. “Siamo in causa anche per questo”, continua infatti Santagata, “perché la legge prevede che oltre i cinque dipendenti il licenziamento deve essere collettivo e si deve aprire una procedura di mobilità: AMB ha fatto licenziamenti individuali. In aggiunta, siamo davanti a un cambio appalto e quindi doveva essere fatta comunicazione alle organizzazioni sindacali più rappresentative e firmatarie del contratto, e non ci hanno detto nulla”.
Il 1° settembre Venus/R&M apparentemente subentra nell’appalto e i lavoratori (non tutti) firmano la lettera di assunzione con R&M. Segue un disguido nella compilazione/invio dei moduli agli uffici preposti – effettivamente un disguido, a quanto ci risulta – poi risolto su sollecito del sindacato con una assunzione retroattiva. Tutto sistemato? Neanche per idea.
Il 28 settembre Hyatt decide di interrompere l’appalto con R&M. La lettera di disdetta, però, sottolinea Santagata, è indirizzata ad HPoint scarl, con Venus in copia conoscenza. E aggiunge: “Tra i documenti consegnati all’avvocato per la causa c’è anche una fattura dell’hotel, datata settembre, pagata ad HPoint: quindi a settembre l’appalto era ancora in mano ad HPoint”.
In tutto questo i lavoratori restano senza niente: l’impresa subentrante (che nulla c’entra con HPoint/Venus) non ha l’obbligo di mantenere la continuità occupazionale perché applica il CCNL Turismo – mentre i dipendenti di AMB/R&M hanno il CCNL Multiservizi – e soprattutto, evidenzia Santagata, “oltre il danno, la beffa”: non è infatti applicabile nemmeno la clausola che prevede il passaggio alla nuova società per quei lavoratori inseriti nell’appalto da almeno quattro mesi, perché è vero che la gran parte lavora in Hyatt da tre anni, ma sono assunti R&M da appena un mese (!). Oggi parte di loro prende la cassa integrazione, altri si sono licenziati preferendo la disoccupazione. Qualcuno a gennaio 2021 ha ricevuto un po’ di TFR da AMB, come da verbale di conciliazione, altri no. “Tutto il consorzio legato ad HPoint è un caos” afferma Santagata: “Le situazioni sono diverse a seconda dei lavoratori e degli hotel”.
Vero. Difficile districarsi anche tra le due strade X* e Venus, ma un punto in comune c’è: l’accordo tombale che Attardo e Borriello propongono a tutti i lavoratori. L’obiettivo di non pagare ai dipendenti quanto dovuto, quindi, di staccarli dalle società del gruppo e di fare (eventualmente, se serve) ripartire una nuova assunzione in un’altra impresa (X* o R&M/Venus) è condiviso da tutte le società vendute ai (presunti) prestanome Anceschi&Co.
Siamo insomma davanti a una strategia articolata, di certo studiata a tavolino. A quale scopo?
Dietro ogni problema c’è un’opportunità
Da informazioni raccolte, pare che tutto sia stato preparato prima dell’emergenza Covid-19 e che l’epidemia e i conseguenti lockdown abbiano rappresentato solo la scusa per piangere miseria davanti ai dipendenti nel momento in cui si proponevano i tombali.
Già a luglio 2018 i lavoratori di AC Milano (un altro hotel con appalto alla galassia HPoint, vedi Tabella 1) avevano scioperato per il ritardo nel versamento degli stipendi, e la situazione si era sistemata. Anche in altre società del gruppo, consortile compresa, c’erano stati spesso slittamenti nel pagamento delle retribuzioni. “Si iniziava a percepire che le cose si mettevano male” ci dice una lavoratrice: “Il consorzio cominciava a perdere gli appalti in alcuni alberghi e dei lavoratori avevano problemi a incassare il TFR”.
“Parliamo di maternità e malattie non pagate, dipendenti non retribuiti da mesi, rimborsi 730 non versati, ore lavorate mentre formalmente si era in cassa integrazione e mai pagate” racconta un’altra lavoratrice interna alla galassia HPoint da diversi anni, “e solo per parlare del 2020. Ho saputo di un collega che aveva la cessione del quinto dello stipendio, e la finanziaria gli ha comunicato che non è stato versato dal 2019. Un altro ha scoperto di avere un buco di circa 40.000 euro. Io stessa sto facendo fare i conti da un consulente, relativi a tutti gli anni passati, e tra livello di inquadramento sbagliato, rimborsi spese inseriti in busta paga al posto di salario, mancato versamento di contributi ed errato calcolo del TFR, mi mancano oltre 100.000 euro”.
Abbiamo scoperto che la domanda di cassa integrazione per i dipendenti di HPoint scarl è stata rigettata due volte dall’Inps e quindi dal 14 settembre non ricevono nulla. L’obiettivo è spingere i lavoratori a licenziarsi. Poiché la CIG Covid è integralmente a carico dello Stato, attivarla non rappresenta un costo per l’impresa; ma in questi tempi di blocco dei licenziamenti, sbagliare la domanda, mettendo l’Inps nella condizione di doverla rifiutare, è una tecnica che si è andata consolidando tra le aziende; davanti a zero salario, infatti, il lavoratore si ritrova a dover valutare se incassare almeno l’assegno di disoccupazione.
Più fonti ci hanno anche confermato che quella dei tombali risulta essere una vecchia pratica – tra il 2017 e il 2018 Borriello e Attardo ne hanno proposto uno anche ai dipendenti di HPoint scarl – e che è già stato coinvolto l’ispettorato del lavoro, che dovrebbe partire con le ispezioni. Se la situazione appare già critica in HPoint, che aveva appena una quindicina di dipendenti, la sola Ho Group, per esempio, con i suoi 113 lavoratori al 30 giugno 2020 (dati Registro imprese) appare un problema ben più oneroso in quanto a contributi non versati, ferie, malattia, maternità, quattordicesima e TFR non pagati. Sembra infatti che anche l’Agenzia delle Entrate stia con il fiato sul collo a Ho Group, e non da ora ma da tempo. Mentre contro AMB la causa è già in piedi, come ci ha detto Santagata della UILTuCS.
Sparire, levare le tende e piazzare (presunti) prestanome a capo di società sull’orlo di ispezioni, cause legali e cartelle esattoriali, sembra quindi essere stata la soluzione trovata da A, B e M. “L’ultima volta che ho provato a contattare HPoint mi hanno detto che non sono più loro a occuparsene” conclude la lavoratrice “e che avrei dovuto parlare con un certo Colliva”.
Alessandro Colliva, risolvo problemi
Alessandro Colliva, classe 1969, nasce bolognese. Ex responsabile regionale di Forza Italia (all’epoca Popolo delle Libertà) per i settori no profit e lavoro per l’Emilia Romagna, è attualmente presidente della Federazione Interprovinciale di Bologna e Ferrara di Unione Nazionale Cooperative Italiane (UNCI), dell’Unione Regionale Emilia Romagna di Unione Italiana Cooperative (UN.I.COOP) e dell’Organismo Bilaterale di Cooperative Italiane (C.I.O.B.). Nella sua carriera ha assunto cariche in società cooperative attive in diversi settori: per citarne alcuni, dalle consulenze con la Ge. Co. Consulting al mondo dell’edilizia abitativa con Consorzio Bolognese Edile, Grandi Condominii e Casa Mia. Con quest’ultima è stato oggetto di indagine dalla procura di Modena nel 2011, con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta per un crack da circa 20 milioni di euro (2), ma non ci risulta sia poi stato rinviato a giudizio.
Colliva, insomma, non è un personaggio di primo pelo, anzi: si muove da tempo nel mondo delle cooperative, in qualità di consulente amministrativo e consulente del lavoro, a vari livelli. Attualmente opera anche con Energetika società cooperativa, azienda che si occupa di elaborazione elettronica di dati contabili, ed è con tale nome che si presenta a metà novembre 2020 ai dipendenti della galassia HPoint: formalmente come delegato dei (presunti) prestanome Anceschi&Co, in realtà gli unici nomi pronunciati durante i colloqui sono quelli di Attardo e Borriello. Il suo compito pare essere risolvere le questioni rimaste aperte con i lavoratori.
Straordinari per gli uffici del Registro Imprese
Prima di continuare con Colliva, facciamo un passo indietro. È un lavoro senza sosta, infatti, seguire le innumerevoli modifiche societarie attuate dalle (ex) imprese di Attardo, Boriello e Monteleone.
Abbiamo visto che il 24 luglio A, B e M vendono cinque società ai (presunti) prestanome Anceschi&Co; contestualmente Anceschi diviene il presidente Cda di tutte le aziende.
Il 23 novembre Anceschi lascia la carica e il suo posto è preso dalle due socie settantenni, Debout e Djambasova, che si dividono le presidenze delle imprese. Niente di rilevante, si potrebbe pensare. Ma fa la sua comparsa, ed è questo il dettaglio interessante, un nuovo nome: Diego Albamonte. Classe 1963, palermitano di origine, diviene il consigliere mancante nei CdA delle cinque aziende. Albamonte è una vecchia conoscenza, perché è anche il liquidatore di Hotel Plus srl in liquidazione, che fa sempre parte della galassia A, B e M: nomina che risale al 10 aprile 2019. Ricordiamo questo nome…
Il 6 dicembre 2020 le sedi legali di Ho Group, AMB, BMA e MBA vengono trasferite a Modena. Contestualmente le quattro società cambiano la ragione sociale: da srl che erano, ora sono società cooperative a responsabilità limitata; e diventano inattive.
Via Corassori, civico 72
Torniamo su Colliva: come è arrivato a interessarsi delle sorti di Attardo, Borriello e Monteleone? Seppur apparentemente improvvisa, la sua comparsa in questa storia non appare casuale.
“Il verbale di conciliazione fatto firmare ai lavoratori di Hyatt Centric il 16 luglio,” sottolinea Santagata, “quello che abbiamo impugnato aprendo una causa, perché non rispetta la normativa, è stato sottoscritto con un sindacato autonomo: la Famar”. Ebbene: la Famar è il sindacato che siede nel C.I.O.B., l’organismo bilaterale di Cooperative Italiane di cui Colliva è presidente. Quindi a metà luglio Colliva era già in scena, con un sindacato che propone verbali che la UILTuCS considera irregolari. Non solo.
Riprendiamo il nuovo nome appena incontrato: Albamonte. Tra le diverse cariche che ricopre, vi è anche quella di presidente CdA del Consorzio Alberto Marvelli, ruolo ricoperto più volte da Colliva dal 2008 al 2018. Albamonte dunque collega Colliva ad Attardo, Borriello e Monteleone ancora prima del luglio 2020: ad aprile 2019, quando è stato nominato liquidatore di Hotel Plus srl.
Proseguiamo. A Modena, in via Alfeo Corassori al civico 72, c’è un edificio di dieci piani: all’interno si trovano le sedi legali di alcune società riconducibili ai vari protagonisti di questa vicenda. L’intreccio sfida la capacità logica di seguirlo, rimandiamo quindi alla mappa e qui sintetizziamo (vedi Mappa 2).
Al 72/E troviamo quattro realtà collegate a Colliva: la già citata Energetika soc. coop. con cui si presenta a nome di Anceschi&Co; Prime Case soc. coop. in cui è amministratore unico; la C.I.O.B. di cui è presidente e dove siede il sindacato Famar; e il Consorzio Alberto Marvelli nel quale è stato più volte presidente CdA prima di lasciare il posto ad Albamonte.
Se ci spostiamo al 72/F incontriamo un gruppo di società riconducibili a Venus, con l’aggiunta di un curioso caso di omonimia: un certo Perera Uswatta Liyanage, nato in Sri Lanka nel 1981, omonimo del presidente CdA di R&M nato invece nel 1985. Fratelli? Due codici fiscali per la stessa persona (capita che gli uffici pubblici facciano confusione con i documenti stranieri)? Mah.
Al 72/F troviamo anche tutte le società della galassia HPoint vendute da A, B e M ai (presunti) prestanome Anceschi&Co: HPoint scarl ha qui trasferito la sede legale il 24 luglio, contestualmente alla vendita delle quote, mentre le altre imprese lo hanno fatto il 6 dicembre.
Tutti lì vicini stanno, insomma.
Colliva pare dunque il fil rouge che unisce Attardo, Borriello e Monteleone ai (presunti) prestanome Anceschi&Co e a Venus/R&M, e la presenza di Albamonte fa supporre che Colliva e A, B e M fossero in contatto almeno da aprile 2019 – e qui si riallacciano le parole di due fonti, secondo cui la strategia ‘di uscita’ era stata preparata prima della crisi Covid. Visti i collegamenti di Venus con via Corassori 72, si può anche ipotizzare sia stato lo stesso Colliva a suggerire ad A, B e M la collaborazione con Venus/R&M tramite l’affitto di ramo d’azienda (affitto non cessione, quindi un contratto temporaneo), come porto sicuro in cui attraccare finché non passi la tempesta. Perché di tempesta indubbiamente si tratta, visti i debiti di A, B e M nei confronti dei dipendenti. Divenendo, Colliva, il Mr. Wolf della situazione, colui che risolve i problemi creati dagli altri. A 360 gradi, perché attivo anche sul lato X*.
“Con Colliva ci siamo incontrati a novembre su Zoom”, ci dice Simonetta Sizzi del Si Cobas: “Ha preso in giro sindacati e lavoratori dicendo: «Non preoccupatevi per Ho Group, risolviamo tutti i problemi. Questa è la mia email, mandatemi i dettagli di tutto – 730 non rimborsato, maternità e quant’altro – e sistemiamo». Noi gli abbiamo scritto, gli abbiamo mandato una PEC dettagliata, ma non ci ha risposto. Non ha risposto né a noi del Si Cobas, né alla CUB, né ai lavoratori: a nessuno. È sparito”.
Prendi i soldi e scappa?
“Colliva prima ha parlato di fallimento possibile di Ho Group, poi ha parlato di liquidazione”, racconta Simonetta Sizzi, “è stato molto confusionario”.
A questo punto è obbligo chiedersi quale sia l’obiettivo di A, B e M. Non è semplice darsi una risposta. Certamente vogliono liberarsi dei lavoratori rimasti agganciati alla galassia HPoint e trasformare in scatole vuote, intestate a (presunti) prestanome, cinque società su cui stanno piombando cause legali da tutte le parti; nel frattempo si tengono stretti i contratti di appalto con gli hotel, lavorando sotto le insegne di altre due imprese, X* e Venus/R&M; nell’attesa, chissà, di sistemare il tutto e riprendere il diretto controllo del gruppo.
Resta da domandarsi che fine abbiano fatto i soldi che Attardo, Borriello e Monteleone devono ai dipendenti e che pare li abbiano spinti a scomparire. “La società è in liquidazione, non abbiamo più un euro” ripetevano ai vari lavoratori. Le società in liquidazione per ora non lo sono e sui soldi… continuiamo a indagare.
* Aggiornamento del 7 marzo 2024: i nomi sono stati coperti e sostituiti con X, Y, Z* e K* su richiesta di esercizio del diritto all’oblio; richiesta che Paginauno rispetta dal momento che i soggetti interessati sono risultati estranei alle procedure giudiziarie che hanno coinvolto le società del gruppo HPoint
1) Riserviamo l’anonimato a tutte le fonti che lo hanno richiesto, per loro tutela
13 marzo 2021: Galassia HPoint. Sempre più difficile avere i soldi: si sommano le cause dei lavoratori
27 luglio 2021: leggi la terza parte dell’inchiesta
5 agosto 2021: leggi la quarta parte dell’inchiesta