Parrique T., Barth J., Briens F., C. Kerschner, Kraus-Polk A., Kuokkanen A., Spangenberg J.H.*
Il Report di European Environmental Bureau analizza la fondatezza del decouplink (disaccoppiamento) tra crescita economica e pressioni ambientali, e il risultato è tanto chiaro quanto sorprendente
È possibile godere sia della crescita economica che della sostenibilità ambientale? Questa domanda è oggetto di un acceso dibattito politico tra la crescita green e i sostenitori della post-crescita. Nell’ultimo decennio, la crescita green ha chiaramente dominato l’elaborazione delle politiche, presso le Nazioni Unite, l’Unione Europea e in numerosi Paesi, con programmi basati sul presupposto che il decouplink (disaccoppiamento) tra le pressioni ambientali e il prodotto interno lordo (Pil) potrebbe consentire una crescita economica futura senza fine. Considerando la posta in gioco, è necessaria un’attenta valutazione per determinare se le basi scientifiche poste a fondamento di questa ipotesi di decouplink siano solide. Questo Report esamina la letteratura empirica e teorica per trovare una risposta.
La conclusione è allo stesso tempo straordinariamente chiara e deludente: non solo non ci sono prove empiriche a sostegno dell’esistenza, su una scala vicina a quella necessaria per affrontare il crollo ecologico, di un disaccoppiamento della crescita economica dalle pressioni ambientali; ma anche, ed è forse più importante, sembra improbabile che tale decouplink possa esserci.
È urgente tracciare le conseguenze di questi risultati in termini di definizione delle politiche, e allontanarsi prudentemente dalla continua ricerca della crescita economica nei Paesi ad alto consumo. Più precisamente, le strategie politiche esistenti volte ad aumentare l’efficienza, devono essere integrate dal perseguimento della sufficienza, ovvero verso il ridimensionamento diretto della produzione economica in molti settori e la parallela riduzione dei consumi; questi due aspetti, insieme, consentiranno il buon vivere entro i limiti ecologici del pianeta.
Secondo gli autori di questo rapporto e sulla base delle migliori prove scientifiche disponibili, solo tali strategie rispettano il “principio di precauzione” della Ue: il principio secondo cui, quando la posta in gioco è alta e gli esiti incerti, si dovrebbe essere prudenti. Il fatto che il decouplink da solo, cioè senza affrontare il problema della crescita economica, non sia stato e non sarà sufficiente a ridurre le pressioni ambientali nella misura richiesta, non è motivo per opporvisi o per eliminare le misure che vanno in quella direzione – senza molte di esse, la situazione sarebbe peggiore. È tuttavia un motivo per nutrire grandi preoccupazioni sull’attenzione predominante alla crescita green da parte dei responsabili politici, poiché si basa sul presupposto errato che è possibile ottenere un disaccoppiamento sufficiente attraverso una maggiore efficienza, senza limitare la produzione e il consumo economici.
Principali risultati della ricerca
La discussione sul decouplink richiede l’utilizzo di un quadro analitico rigoroso. A seconda degli indicatori considerati per tenere conto delle attività economiche e delle pressioni ambientali, nonché della gamma della loro evoluzione, il disaccoppiamento può essere caratterizzato in modi diversi: può essere globale o locale, relativo o assoluto, territoriale o basato sull’impronta ecologica, accadere in un breve o in lungo periodo e, ultimo ma non meno importante, dovrebbe essere messo in prospettiva con soglie ambientali, obiettivi politici e contesto socioeconomico globale, in modo da valutarne l’adeguatezza in grandezza tenendo conto di considerazioni di equità…
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Qui la seconda parte del Report
*Decouplink Debunked, Evidence and arguments against green growth as a sole strategy for sustainability, luglio/ottobre 2019. Report pubblicato da European Environmental Bureau, un’associazione internazionale no-profit composta da una rete europea di 180 organizzazioni ambientaliste di 38 Paesi. Il Report è sotto diritti Creative Commons https://meta.eeb.org/ about/ e la traduzione in italiano è a cura di Paginauno. Il Report è pubblicato suddiviso in quattro parti.